Conosci la vera differenza tra caro e costoso? A me è capitato spesso di ascoltare o leggere persone che definissero “caro” il corrispettivo pagato per l’acquisto di qualcosa. Era veramente “caro” o forse semplicemente “costoso”? Addirittura alcuni dizionari danno l’uno come il sinonimo dell’altro dando come definizione: “che costa molto o che fa pagare molto”, “messo in vendita a prezzo alto”, “che chiede prezzi o compensi alti”.
Per chi mastica almeno un minimo di marketing, i concetti saranno più che chiari, ma per chi invece ne sa meno, forse qualche precisazione non guasta. Pur parlando di terminologie che tutti noi utilizziamo quotidianamente, spesso non tutti ne hanno sempre la piena consapevolezza del reale significato. Insomma, sebbene per qualcuno possano sembrare sinonimi, tra caro e costoso c’è davvero una gran bella differenza.
Scopriamola insieme e diamone insieme le sue quattro combinazioni con degli esempi.
Differenza tra caro e costoso: gli esempi
Partiamo dal primo esempio: l’altro giorno ero molto di corsa e molto affamato: sono entrato nel primo bar e ho preso un toast. Costava 4 euro e faceva schifo: il pane era confezionato, il prosciutto sembrava wurstel di maiale, il formaggio la risulta d’una fusione casearia.
È stata un’esperienza non costosa ma cara.
Un secondo esempio: per festeggiare un amico, anni fa, siamo andati a cenare allo Sporting di Montecarlo. Ci siamo trovati coinvolti in una tavolatona di russi che stappavano champagne Crystal come fosse gazzosa. Abbiamo speso 450 euro a testa mangiando male come si mangia in aereo: petto di pollo alla griglia e insalatina.
Questa è un’esperienza costosa e cara.
La peggiore che possa capitare!
Ma non finisce qui: quando sono stato a El Celler de Can Roca, ristorante 3 stelle Michelin, da anni ai primi posti della classifica internazionale dei 50 migliori ristoranti al mondo, ho pagato il menu degustazione 220 euro a persona. Ho mangiato una quantità di cose meravigliose in una delle serate più belle della mia vita, ho provato una grande emozione.
Questa è sicuramente un’esperienza costosa ma non cara.
In ultimo: quando sei da McDonalds mangi quello che ti pare, magari prendi anche i “Menù” preconfezionati spendendo dai 6 ai 10 euro a persona. Non è sicuramente un’esperienza memorabile ma, a fine pasto, la tua tasca sarà rimasta quasi integra.
Questa è non è sicuramente un’esperienza costosa, ma nemmeno tanto cara.
Differenza caro e costoso: qual è?
Fatti questi esempi, è arrivato il momento di capire qual è la differenza tra caro e costoso.
Si tratta di termini strettamente legati al concetto qualitativo del prodotto.
Caro è un oggetto o un servizio che ha un prezzo esagerato rispetto alla qualità, a prescindere dal fatto che questo sia alto o basso.
Nel momento in cui vivi, invece, un’esperienza speciale dove al momento della cena:
- ci sono più portate dall’aspetto sofisticato e dal gusto eccelso
- la qualità delle materie prime è indiscutibile
- il servizio è cordiale e accogliente
- avrai provato una bella emozione
anche se, a fine pasto, il conto sarà di 220 euro a persona l’unica cosa che potrai affermare è “ne è valsa davvero la pena”, sarà stato caro o costoso? Senza dubbio costoso!
Un oggetto costoso, infatti, è un oggetto venduto ad un prezzo alto ma che corrisponde ad un altrettanto maggiore livello di qualità dello stesso. In altri termini, un prezzo sì corposo ma che varrà la pena pagare in relazione al tipo di acquisto che si è compiuto.
Lo scopo di questi esempi è solo uno: stimolare chi acquista ad esser conscio di quello che sta acquistando, mangiando, senza cadere nella banalità del “troppo caro”. Per questo, non bisogna mai sminuire il proprio valore, quando c’è, ma, al contrario, si deve esser sempre consapevoli della qualità di quello che si sta offrendo e vendendo.
E un cliente, dal canto suo, può e deve essere o esser reso consapevole del valore dell’oggetto o del servizio che acquista per evitare di ridurre il tutto al “prezzo o al denaro che si dovrà sborsare”.
Da tale consapevolezza ne potranno trarre giovamento sia le aziende, che non dovranno più svendere il proprio valore, sia i clienti, che potranno scegliere con maggiore consapevolezza se mangiare in modo gradevole risparmiando di meno, o male ma spendendo più del previsto.